LUIGI GIGLIO, MEDICO DI CIRO', IDEATORE DELLA RIFORMA DEL CALENDARIO GREGORIANO
di Alfredo FOCA' (Direttore Biblioteca Storia della Medicina - Univ. CZ))
A Roma, nella seconda metà del XVI secolo, un gruppo di calabresi
guidati dal Cardinale Guglielmo Sirleto, in conformità ad un ingegnoso
studio di Luigi Giglio attuarono una delle più importanti riforme del
rinascimento utilizzata e celebrata da tutti i popoli della terra: il
CALENDARIO GREGORIANO. Sono in pochi oggi a conoscere il nome di Luigi
Giglio, medico e astronomo di Cirò che ideò la riforma del calendario,
promulgata nel 1582 da Papa Gregorio XIII.
G.V. Rossi sulla "Pinacotheca imaginum", così lo ricorda <>.
Dopo un momento di grande notorietà il ricordo dell'autore del
calendario gregoriano cadde inspiegabilmente nel dimenticatoio, le poche
notizie riportate sono spesso imprecise o del tutto errate.
Luigi Giglio (chiamato anche Lilio o Aloisius Lilius o Alvise) nacque a
Cirò (antica Ypsicron o Psychro) probabilmente nel 1512. Insieme con il
fratello Antonio e con l'amico e coetaneo G. T. Casopero vennero avviati
allo studio della filosofia e delle lettere dallo zio materno di
quest'ultimo, dotto umanista.
Come tanti giovani calabresi, Antonio e Luigi frequentarono l'Ateneo
Napoletano dove si laurearono in medicina non tralasciando di coltivare
la passione per la matematica e l'astronomia.
Il grande problema astronomico-confessionale si pose quando il Concilio
di Nicea stabilì che la Pasqua sarebbe stata celebrata la prima domenica
dopo il plenilunio di primavera (l'equinozio di primavera, 21 marzo).
In epoca successiva venne evidenziato che l'anno solare risultava più
lungo di 11 minuti e 14 secondi per cui ogni 128 anni si sommava un
giorno in più (13 giorni nel 1500). Nel tentativo di risolvere il
rompicapo tutti i più grandi astronomi e matematici di varie epoche si
erano cimentati inutilmente.
Luigi Giglio propose di calcolare l'anno solare sulla base delle Tavole
Alfonsine. Pertanto, la durata dell'anno solare risultò essere di 365
giorni, 5 ore, 49 minuti e 12 secondi e propose di ricondurre
l'equinozio di primavera al 21 marzo eliminando dieci giorni insieme e
di sopprimere, successivamente, il bisesto a tutti gli anni centenari
non multipli di 400 cioè gli anni centenari sarebbero stati calcolati
normalmente ad eccezione di quelli le cui prime cifre erano divisibili
per quattro (1700, 1800, 1900) mentre il 2000 sarebbe stato considerato a
cadenza normale. Egli suggerì di eliminare 10 giorni: al giovedì 4
ottobre 1582 sarebbe seguito il venerd" 15 ottobre 1582 (il 5 diventò
15).
In una lettera del 23 gennaio 1532 da Cirò il suo amico G. T. Casopero
lo esortò a non abbandonare gli studi: " Non approvo, o Alvise, che tu
accoppiassi la vita di studioso a quella dell'impiegato. L'animo
occupato a due cariche non può adempierne alcuna. Ma se tu costretto
dalla necessità insuperabile imprendesti di servire nell'Aula Baronale,
perchè le sostanze paterne non basterebbero a sostenerti per attendere
unicamente alle lettere, sii cauto a non inciampare nelle reti della
seduzione per non avertene tardi a pentire, e fa di tutto per sottrarti
quanto più presto puoi dà di lei vezzi;.... Piuttosto cerca di avere
mezzi da attirarti la conoscenza di uomini che potrebbero essere
adescati dà tuoi studi........Conservati ed a tutti i nostri che in
Napoli dimorano reca i miei saluti .
Dopo una permanenza presso l'Università di Perugia quale docente di
medicina nel 1552, Luigi Giglio ed il fratello Antonio frequentarono un
influente gruppo di intellettuali a Roma e l'Accademia "Notti vaticane",
fondata dal Cardinale Sirleto e dal Cardinale Borromeo.
Luigi, in questo periodo, completò il manoscritto che illustrava la sua
straordinaria intuizione che, in breve tempo, diventò oggetto di
discussione tra esperti di matematica ed astronomia. Sfortunatamente non
potè seguirne il destino perchè morì, nel 1575, dopo una grave
malattia: "...dall'età presso che settuagenaria ".
Nel 1577 Antonio Giglio presentò il lavoro del fratello a Papa Gregorio
XIII dal quale venne accolto con molta gratitudine: "...allatus est
Nobis liber a dilecto filio Antonio Lilio artium et medicinae doctore,
quem quondam Aloysius, eius germanus frater conscripserat..."
Nel monumento posto all'interno della Basilica Vaticana a ricordo di
Papa Gregorio XIII vi è immortalato Antonio Giglio nell'atto di porgere
il libro del fratello al Pontefice.
Il Pontefice era perfettamente consapevole che se da una parte vi era
molta attesa per le modifiche da apportare al calendario giuliano
dall'altra ben sapeva che tutti i tentativi precedenti erano falliti per
le gelosie ed i settarismi che dividevano gli astronomi e che molte
eccezioni sarebbero state sollevate dalle varie chiese e confessioni.
Tuttavia aveva riunito in una congregazione guidata da Tommaso Gigli,
Vescovo di Sora, numerose personalità per studiare una possibile riforma
del calendario.
Nel 1577 venne stampato presso la tipografia "Eredi A. Blado", un volumetto dal titolo <>
di 22 pagine, in 4¡, dove vennero riportate le osservazioni di Luigi
Giglio con i passaggi più significativi, i calcoli e le tavole del nuovo
calendario diviso in sei bimestri e le epatte necessarie per il computo
delle festività mobili compresa la Pasqua. La stampa venne eseguita a
cura del Cardinale di S. Lorenzo in Panisperna Guglielmo Sirleto, ( deus
ex machina della grande impresa ) e curata, probabilmente da Pietro
Chacon e Cristoforo Clavio.
Nell'ultima pagina è possibile leggere la proibizione, da parte del
Sirleto, pena la scomunica, di vendere o ristampare il volume.
Dopo innumerevoli polemiche e veleni, nel settembre 1580, la
Congregazione voluta da Gregorio XIII presentò la relazione conclusiva
dove è possibile, ancora oggi, individuare le firme dei componenti
ufficiali.
La Congregazione era così composta: Guglielmo Sirleto di Guardavalle
(1514-1585), Cardinale, prefetto e coordinatore della Commissione;
Vincenzo Lauro di Tropea, Vescovo di Mondovì, medico, coordinatore della
Commissione prima di Sirleto; Ignazio Nehemet, Patriarca di
Costantinopoli, Antiochia, Alessandria; Leonardo Abel di Malta, esperto
di lingua araba; Seraphinus Olivares (Serafino Oliver) (1538-1609)
francese di Lione, esperto legale di diritto civile e canonico; Pedro
Chacòn (Ciaconius, Pietro Ciaconio) (1526-1581), esperto in Storia della
Chiesa per le implicazioni civili ed ecclesiastiche; Antonio Giglio di
Cirò, medico e astronomo, esecutore testamentario del fratello Luigi;
Christoph Clavius, (Cristoforo Clavio) gesuita di Bamberga, (1537-1612),
astronomo e matematico, direttore dell'Osservatorio Vaticano; Ignazio
Danti di Perugia, (1536-1586), domenicano, Vescovo di Alatri, astronomo,
matematico, cosmografo, architetto.
Numerosi studiosi (Giovanbattista Gabio, traduttore della riforma in
greco, G. Moletti di Messina ed altri) diedero il loro contributo al
difficile dibattito all'adozione del progetto Giglio.
Della relazione "Ratio corrigendi festes confirmata et nomine omnium qui
ad calendarii correctionem delecti sunt oblata SS.mo D.N. Gregori XIII
del 14 settembre 1580 esistono due copie conservate una presso la
Biblioteca Apostolica Vaticana ed una presso la Biblioteca Casanatense
in Roma.
Il 12 febbraio 1582 Antonio Giglio portò al Pontefice, che dimorava a
Mondragone la bolla preparata dal Sirleto. Il 24 febbraio 1582 venne
firmato e promulgato l'importante documento papale e pubblicato, per
affissione sulla porta della Basilica di S. Pietro, il 5 marzo 1582.
L'opera di Luigi Giglio di Cirò e di tutti i componenti il gruppo che
diedero che realizzarono la sua ingegnosa intuizione, si inserisce a
pieno titolo nell'irripetibile rinascimento italiano che, con l'avvento
del sistema copernicano, contribuì al crollo dei dogmi dell'era
medievale; artefici un gruppo di calabresi.